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1 week ago

𝐈𝐥 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐩𝐚𝐫𝐭-𝐭𝐢𝐦𝐞 𝐬𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐦𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐢𝐧 𝐟𝐮𝐥𝐥-𝐭𝐢𝐦𝐞 𝐬𝐞 𝐢𝐥 𝐝𝐢𝐩𝐞𝐧𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐯𝐨𝐥𝐠𝐞 𝐮𝐧 𝐨𝐫𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐞𝐪𝐮𝐢𝐯𝐚𝐥𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐢𝐦𝐩𝐢𝐞𝐠𝐨 𝐚 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐩𝐢𝐞𝐧𝐨Con la 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗻. 𝟰𝟯𝟱𝟬 𝗱𝗲𝗹 𝟭𝟵 𝗳𝗲𝗯𝗯𝗿𝗮𝗶𝗼 𝟮𝟬𝟮𝟰 la Corte di Cassazione afferma che la continuativa prestazione di un orario corrispondente a quello previsto per il lavoro a tempo pieno determina la 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗼𝗿𝗶𝗴𝗶𝗻𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗽𝗮𝗿𝘁-𝘁𝗶𝗺𝗲 𝗶𝗻 𝗳𝘂𝗹𝗹-𝘁𝗶𝗺𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗹𝘂𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶.La Corte conferma la decisione della Corte d’Appello che aveva accolto la domanda giudiziale del lavoratore, rilevando che, in tal caso, la trasformazione del rapporto si realizza n͟o͟n͟o͟s͟t͟a͟n͟t͟e͟ l͟a͟ d͟i͟f͟f͟o͟r͟m͟e͟, i͟n͟i͟z͟i͟a͟l͟e͟, m͟a͟n͟i͟f͟e͟s͟t͟a͟z͟i͟o͟n͟e͟ d͟i͟ v͟o͟l͟o͟n͟t͟a͟’ d͟e͟l͟l͟e͟ p͟a͟r͟t͟i͟, n͟o͟n͟ o͟c͟c͟o͟r͟r͟e͟n͟d͟o͟ a͟l͟c͟u͟n͟ r͟e͟q͟u͟i͟s͟i͟t͟o͟ f͟o͟r͟m͟a͟l͟e͟.Si tratta di un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, secondo cui, ove sia accertato che la prestazione si e’ effettivamente svolta secondo determinate modalita’, trova applicazione il 𝗽𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗽𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗿𝗿𝗶𝘀𝗽𝗼𝗻𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗮𝗹𝗹’𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗼 𝗶𝗺𝗽𝗲𝗴𝗻𝗼 allorquando si tratti "di riconoscere i diritti del prestatore di lavoro per la propria attivita’, in quanto cio’ che risulta decisivo non e’ il negozio costitutivo del rapporto, ma il rapporto nella concreta attuazione dalla quale sorgono siffatti diritti".𝘗𝘦𝘳 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘶𝘯𝘲𝘶𝘦 𝘳𝘪𝘤𝘩𝘪𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘤𝘩𝘪𝘢𝘳𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘦𝘥 𝘢𝘴𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘢𝘭 𝘳𝘪𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘰 𝘪𝘭 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘰 𝘚𝘵𝘶𝘥𝘪𝘰 𝘦̀ 𝘢 𝘝𝘰𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘰𝘴𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘢𝘵𝘵𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘪 𝘳𝘦𝘤𝘢𝘱𝘪𝘵𝘪 (𝘥𝘪 𝘵𝘦𝘭𝘦𝘧𝘰𝘯𝘰 𝘦 𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢 𝘦𝘭𝘦𝘵𝘵𝘳𝘰𝘯𝘪𝘤𝘢) 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘨𝘪𝘯𝘢 𝘍𝘢𝘤𝘦𝘣𝘰𝘰𝘬 𝘦 𝘴𝘶𝘭 𝘴𝘪𝘵𝘰 𝘸𝘦𝘣 𝙝𝙩𝙩𝙥𝙨://𝙬𝙬𝙬.𝙖𝙫𝙫𝙙𝙚𝙨𝙞𝙢𝙤𝙣𝙚.𝙞𝙩#rapportodilavoro#partime #fulltime #trasformazione ... See MoreSee Less

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3 weeks ago

BUONA PASQUA!Auguri di buona Pasqua dal nostro Studio! ... See MoreSee Less

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1 month ago

ℙ𝕣𝕠𝕘𝕣𝕖𝕤𝕤𝕚𝕠𝕟𝕖 𝕖𝕔𝕠𝕟𝕠𝕞𝕚𝕔𝕒 𝕓𝕒𝕤𝕒𝕥𝕒 𝕤𝕦𝕝𝕝’𝕠𝕣𝕒𝕣𝕚𝕠 𝕕𝕚 𝕝𝕒𝕧𝕠𝕣𝕠𝐋𝐚 𝐂𝐚𝐬𝐬𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞: “𝐝𝐢𝐬𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐩𝐚𝐫𝐭-𝐭𝐢𝐦𝐞 𝐩𝐞𝐧𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚 𝐥𝐞 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞”La 𝗦𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗟𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗖𝗼𝗿𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗖𝗮𝘀𝘀𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, con una recentissima pronuncia (𝗢𝗿𝗱𝗶𝗻𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗻. 𝟰𝟯𝟭𝟯 𝗱𝗲𝗹 𝟭𝟵 𝗳𝗲𝗯𝗯𝗿𝗮𝗶𝗼 𝟮𝟬𝟮𝟯), si e’ occupata della vicenda di una dipendente assunta a tempo parziale presso l’Agenzia delle Entrate la quale aveva denunciato di 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗶𝘀𝗰𝗿𝗶𝗺𝗶𝗻𝗮𝘁𝗮 nel passaggio ad una fascia retributiva migliore 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝘀𝗼𝗹𝗮 𝗿𝗮𝗴𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝘀𝘃𝗼𝗹𝗴𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗽𝗮𝗿𝘁 𝘁𝗶𝗺𝗲 e, quindi, a causa del minor numero di ore della propria prestazione lavorativa dal quale era dipesa, in fase di selezione interna tra il personale assunto, l’attribuzione di un punteggio inferiore rispetto a quello dei colleghi full time.Ebbene, la Cassazione 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗶𝗻𝗴𝗲 𝗶𝗹 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗱𝗮𝘁𝗿𝗶𝗰𝗲 𝗱𝗶 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼, 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗲𝗿𝗺𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗶𝗹 𝗰𝗮𝗿𝗮𝘁𝘁𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗶𝘀𝗰𝗿𝗶𝗺𝗶𝗻𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼 della sua condotta e condividendo appieno l’assunto dei giudici d’appello, secondo cui “𝗻𝗼𝗻 𝗲’ 𝗱𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗰𝗵𝗲 - a parita’ di anzianità lavorativa - 𝗶𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗳𝘂𝗹𝗹-𝘁𝗶𝗺𝗲 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮 𝗮𝗰𝗾𝘂𝗶𝘀𝗶𝘁𝗼 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿𝗲 𝗲𝘀𝗽𝗲𝗿𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗽𝗮𝗿𝘁-𝘁𝗶𝗺𝗲, dipendendo tale preparazione da tante variabili, tra cui anche (ma non solo) la quantita’ di ore lavorative prestate nel medesimo periodo lavorativo; quantita’ di ore che tuttavia non assume una rilevanza determinante, essendo sicuramente piu’ importante la qualita’ delle pratiche seguite dal lavoratore nel corso del rapporto".In altri termini – chiariscono i giudici di legittimita’ – non puo’ esserci alcun automatismo tra riduzione dell'orario di lavoro e riduzione dell'anzianita’ di servizio da valutare ai fini delle progressioni economiche, per cui dovra’ essere dimostrata, da parte del datore di lavoro, la sussistenza di circostanze concrete (tipo di mansioni svolte, modalita’ di svolgimento, ecc.) che rendano razionale il rapporto proporzionale tra anzianita’ riconosciuta e ore di presenza al lavoro.In mancanza dell’assolvimento di tale onere della prova 𝘀𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗶𝗴𝘂𝗿𝗲𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗱𝗶𝘀𝗰𝗿𝗶𝗺𝗶𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗽𝗮𝗿𝘁-𝘁𝗶𝗺𝗲, 𝗺𝗮 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲, in considerazione del dato statistico – riportato dal giudice di merito – della presenza di donne in stragrande maggioranza tra i dipendenti dell'Agenzia delle Entrate che chiedono di usufruire del part-time, potendosi quindi concludere che “𝘴𝘷𝘢𝘭𝘶𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘱𝘢𝘳𝘵-𝘵𝘪𝘮𝘦 𝘢𝘪 𝘧𝘪𝘯𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘳𝘦𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘦𝘤𝘰𝘯𝘰𝘮𝘪𝘤𝘩𝘦 𝘰𝘳𝘪𝘻𝘻𝘰𝘯𝘵𝘢𝘭𝘪 (𝘰𝘷𝘷𝘦𝘳𝘰𝘴𝘪𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘳𝘦𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘦𝘤𝘰𝘯𝘰𝘮𝘪𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘭𝘦𝘨𝘢𝘵𝘦 𝘢𝘥 𝘢𝘷𝘢𝘯𝘻𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘪 𝘤𝘢𝘳𝘳𝘪𝘦𝘳𝘢, 𝘮𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘶𝘯𝘲𝘶𝘦 𝘮𝘦𝘳𝘪𝘵𝘢𝘵𝘦, 𝘴𝘦𝘤𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘱𝘢𝘳𝘢𝘮𝘦𝘵𝘳𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘯𝘤𝘭𝘶𝘥𝘰𝘯𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘭'𝘢𝘯𝘻𝘪𝘢𝘯𝘪𝘵𝘢’ 𝘥𝘪 𝘴𝘦𝘳𝘷𝘪𝘻𝘪𝘰) 𝘴𝘪𝘨𝘯𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢, 𝘯𝘦𝘪 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘪, 𝘱𝘦𝘯𝘢𝘭𝘪𝘻𝘻𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘦 𝘥𝘰𝘯𝘯𝘦 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘢𝘨𝘭𝘪 𝘶𝘰𝘮𝘪𝘯𝘪 𝘤𝘰𝘯 𝘳𝘪𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘰 𝘢 𝘵𝘢𝘭𝘪 𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰𝘳𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘪 𝘵𝘳𝘢𝘵𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘦𝘤𝘰𝘯𝘰𝘮𝘪𝘤𝘰”.Una simile discriminazione – osserva, infine, acutamente la Suprema Corte – andrebbe ad aggiungersi a quel condizionamento nell'accesso al mondo del lavoro che le donne gia’ subiscono ove si tenga conto che la preponderante presenza di queste nella scelta per il lavoro a tempo parziale “𝘦’ 𝘥𝘢 𝘤𝘰𝘭𝘭𝘦𝘨𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘯𝘰𝘵𝘰𝘳𝘪𝘰 𝘥𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰𝘳𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘷𝘢𝘭𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘪𝘮𝘱𝘦𝘨𝘯𝘰 𝘪𝘯 𝘢𝘮𝘣𝘪𝘵𝘰 𝘧𝘢𝘮𝘪𝘭𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘦 𝘢𝘴𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦𝘯𝘻𝘪𝘢𝘭𝘦”. #uguaglianzadigenere#discriminazionedigenere#lavoroparttime#lavorofulltime#anzianitadiservizio ... See MoreSee Less

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2 months ago

𝐋𝐚 𝐂𝐚𝐫𝐭𝐚 𝐝𝐨𝐜𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐯𝐚 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐢𝐮𝐭𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐢 𝐝𝐨𝐜𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐢 𝐫𝐮𝐨𝐥𝐨 𝐭𝐢𝐭𝐨𝐥𝐚𝐫𝐢 𝐝𝐢 𝐬𝐮𝐩𝐩𝐥𝐞𝐧𝐳𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐝𝐮𝐫𝐚𝐭𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐨 𝐚𝐥 𝟑𝟎 𝐠𝐢𝐮𝐠𝐧𝐨 (𝐓𝐫𝐢𝐛𝐮𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐢, 𝐬𝐞𝐳. 𝐥𝐚𝐯., 𝟎𝟕/𝟏𝟏/𝟐𝟎𝟐𝟑, 𝐧. 𝟏𝟕𝟗𝟕) Segnaliamo l’ennesima pronuncia della Sezione lavoro del Tribunale di Trani che ha ribadito il principio secondo cui "𝒍𝒂 𝒄𝒂𝒓𝒕𝒂 𝒅𝒐𝒄𝒆𝒏𝒕𝒆, 𝒊𝒏 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒕𝒐 𝒔𝒕𝒓𝒖𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒔𝒕𝒊𝒏𝒂𝒕𝒐 𝒂 𝒇𝒂𝒗𝒐𝒓𝒊𝒓𝒆 𝒍𝒂 𝒇𝒐𝒓𝒎𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒆𝒊 𝒅𝒐𝒄𝒆𝒏𝒕𝒊, 𝒅𝒆𝒗𝒆 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒓𝒊𝒄𝒐𝒏𝒐𝒔𝒄𝒊𝒖𝒕𝒂 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒂𝒊 𝒅𝒐𝒄𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒏𝒐𝒏 𝒅𝒊 𝒓𝒖𝒐𝒍𝒐, 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑠𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑎 𝑓𝑜𝑟𝑚𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑒 𝑙’𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜, 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖 𝑛𝑒𝑙𝑙’𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖𝑡𝑎’ 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑑𝑜𝑐𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑖, 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑖𝑑𝑒𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖𝑐𝑖 𝑠𝑖𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑖 𝑑𝑜𝑐𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑎𝑠𝑠𝑢𝑛𝑡𝑖 𝑎 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑖𝑛𝑑𝑒𝑡𝑒𝑟𝑚𝑖𝑛𝑎𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑖 𝑎𝑠𝑠𝑢𝑛𝑡𝑖 𝑎 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑑𝑒𝑡𝑒𝑟𝑚𝑖𝑛𝑎𝑡𝑜" .Il Tribunale tranese, con una pronuncia pregevolmente motivata, ha infatti evidenziato che, ragionando diversamente, si arriverebbe ad ipotizzare che “𝘭’𝘢𝘵𝘵𝘪𝘷𝘪𝘵𝘢’ 𝘴𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢 𝘥𝘢𝘪 𝘥𝘰𝘤𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘤.𝘥. 𝘱𝘳𝘦𝘤𝘢𝘳𝘪 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘢 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘤𝘢𝘳𝘢𝘵𝘵𝘦𝘳𝘪𝘻𝘻𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘢 𝘶𝘯 𝘮𝘪𝘯𝘰𝘳 𝘨𝘳𝘢𝘥𝘰 𝘥𝘪 𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘰𝘤𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘪𝘭 𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘦𝘳𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘳𝘪𝘴𝘶𝘭𝘵𝘦𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘪𝘳𝘳𝘢𝘨𝘪𝘰𝘯𝘦𝘷𝘰𝘭𝘦 𝘦 𝘪𝘯 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘢𝘴𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘪𝘯𝘤𝘪𝘱𝘪𝘰 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘪 𝘦𝘨𝘶𝘢𝘨𝘭𝘪𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘦 𝘧𝘪𝘯𝘪𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦, 𝘪𝘯 𝘥𝘦𝘧𝘪𝘯𝘪𝘵𝘪𝘷𝘢, 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘪𝘭 𝘭𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘪𝘳𝘳𝘪𝘮𝘦𝘥𝘪𝘢𝘣𝘪𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘪𝘭 𝘥𝘪𝘳𝘪𝘵𝘵𝘰 𝘢𝘭𝘭’𝘪𝘴𝘵𝘳𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘨𝘢𝘳𝘢𝘯𝘵𝘪𝘵𝘰, 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘪𝘥𝘦𝘳𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪 𝘢𝘷𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘶𝘯 𝘤𝘰𝘳𝘱𝘰 𝘥𝘰𝘤𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘭𝘢 𝘤𝘶𝘪 𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦’ 𝘥𝘪𝘧𝘧𝘦𝘳𝘦𝘯𝘻𝘪𝘢𝘵𝘢 𝘢 𝘴𝘦𝘤𝘰𝘯𝘥𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘵𝘢𝘣𝘪𝘭𝘪𝘵𝘢’ 𝘰 𝘮𝘦𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘳𝘢𝘱𝘱𝘰𝘳𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘰; 𝘪𝘭 𝘤𝘩𝘦, 𝘦𝘷𝘪𝘥𝘦𝘯𝘵𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘯𝘰𝘯 𝘦’ 𝘤𝘰𝘯𝘤𝘦𝘱𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪 𝘥𝘪𝘢 𝘭𝘶𝘰𝘨𝘰 𝘢𝘥 𝘶𝘯𝘢 𝘪𝘯𝘢𝘮𝘮𝘪𝘴𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘢𝘳𝘪𝘵𝘢’ 𝘥𝘪 𝘵𝘳𝘢𝘵𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰”. La sentenza si allinea perfettamente al 𝐩𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐬𝐚𝐧𝐜𝐢𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐂𝐨𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐂𝐚𝐬𝐬𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 che, come e’ noto, investita della questione interpretativa, con la 𝐫𝐞𝐜𝐞𝐧𝐭𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐧. 𝟐𝟗𝟗𝟔𝟏 𝐝𝐞𝐥 𝟐𝟕 𝐨𝐭𝐭𝐨𝐛𝐫𝐞 𝟐𝟎𝟐𝟑, ha affermato che: “𝑳𝒂 𝒄𝒂𝒓𝒕𝒂 𝒅𝒐𝒄𝒆𝒏𝒕𝒆, 𝒑𝒓𝒆𝒗𝒊𝒔𝒕𝒂 𝒅𝒂𝒍𝒍'𝒂𝒓𝒕. 1, 𝒄𝒐𝒎𝒎𝒂 121, 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒍. 𝒏. 107 𝒅𝒆𝒍 2015, 𝒔𝒑𝒆𝒕𝒕𝒂, 𝒑𝒖𝒓 𝒊𝒏 𝒂𝒔𝒔𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒅𝒊 𝒅𝒐𝒎𝒂𝒏𝒅𝒂, 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒂𝒊 𝒅𝒐𝒄𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒏𝒐𝒏 𝒅𝒊 𝒓𝒖𝒐𝒍𝒐, 𝒔𝒊𝒂 𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒊 𝒄𝒐𝒏 𝒊𝒏𝒄𝒂𝒓𝒊𝒄𝒉𝒊 𝒂𝒏𝒏𝒖𝒂𝒍𝒊 𝒇𝒊𝒏𝒐 𝒂𝒍 31.8, 𝒂𝒊 𝒔𝒆𝒏𝒔𝒊 𝒅𝒆𝒍𝒍’𝒂𝒓𝒕. 4, 𝒄𝒐𝒎𝒎𝒂 1, 𝑳𝒆𝒈𝒈𝒆 𝒏. 124/1999, 𝒄𝒉𝒆 𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒊 𝒕𝒊𝒕𝒐𝒍𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒊 𝒊𝒏𝒄𝒂𝒓𝒊𝒄𝒉𝒊 𝒅𝒊 𝒅𝒐𝒄𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒇𝒊𝒏𝒐 𝒂𝒍 𝒕𝒆𝒓𝒎𝒊𝒏𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒂𝒕𝒕𝒊𝒗𝒊𝒕𝒂̀ 𝒅𝒊𝒅𝒂𝒕𝒕𝒊𝒄𝒉𝒆, 𝒐𝒗𝒗𝒆𝒓𝒐 𝒇𝒊𝒏𝒐 𝒂𝒍 30.6, 𝒂𝒊 𝒔𝒆𝒏𝒔𝒊 𝒅𝒆𝒍𝒍’𝒂𝒓𝒕. 4, 𝒄𝒐𝒎𝒎𝒂 2, 𝑳𝒆𝒈𝒈𝒆 𝒏. 124/1991; 𝑖𝑛 𝑐𝑎𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑚𝑎𝑛𝑐𝑎𝑡𝑜 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑛𝑜𝑠𝑐𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑒𝑠𝑡𝑖𝑣𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑏𝑒𝑛𝑒𝑓𝑖𝑐𝑖𝑜, 𝑖 𝑑𝑜𝑐𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑖 𝑎𝑙 𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑚𝑎 𝑠𝑐𝑜𝑙𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐𝑜 (𝑖𝑠𝑐𝑟𝑖𝑡𝑡𝑖 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑔𝑟𝑎𝑑𝑢𝑎𝑡𝑜𝑟𝑖𝑒 𝑑𝑖 𝑠𝑢𝑝𝑝𝑙𝑒𝑛𝑧𝑒, 𝑖𝑛𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑖 𝑠𝑢𝑝𝑝𝑙𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑜 𝑡𝑟𝑎𝑛𝑠𝑖𝑡𝑎𝑡𝑖 𝑖𝑛 𝑟𝑢𝑜𝑙𝑜) 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑐ℎ𝑖𝑒𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑙'𝑎𝑑𝑒𝑚𝑝𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑓𝑜𝑟𝑚𝑎 𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎 𝑒 𝑞𝑢𝑖𝑛𝑑𝑖 𝑙'𝑎𝑡𝑡𝑟𝑖𝑏𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑎𝑟𝑡𝑎 𝑠𝑒𝑐𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑖𝑙 𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑚𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑟𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑒𝑠𝑠𝑎 𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑢𝑛 𝑣𝑎𝑙𝑜𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑝𝑜𝑛𝑑𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑎 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑑𝑢𝑡𝑜, 𝑜𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑎 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑒𝑠𝑠𝑖 𝑜 𝑟𝑖𝑣𝑎𝑙𝑢𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒, 𝑎𝑖 𝑠𝑒𝑛𝑠𝑖 𝑑𝑒𝑙𝑙'𝑎𝑟𝑡. 22, 𝑐𝑜𝑚𝑚𝑎 36, 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑙. 𝑛. 724 𝑑𝑒𝑙 1994, 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑑𝑎𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑚𝑎𝑡𝑢𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑑𝑖𝑟𝑖𝑡𝑡𝑜 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑟𝑒𝑡𝑎 𝑎𝑡𝑡𝑟𝑖𝑏𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒; 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑜, 𝑔𝑙𝑖 𝑖𝑛𝑠𝑒𝑔𝑛𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑢𝑠𝑐𝑖𝑡𝑖 𝑑𝑎𝑙 𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑚𝑎 𝑠𝑐𝑜𝑙𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑐𝑒𝑠𝑠𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑎𝑙 𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜 𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑐𝑎𝑛𝑐𝑒𝑙𝑙𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑔𝑟𝑎𝑑𝑢𝑎𝑡𝑜𝑟𝑖𝑒, 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑐ℎ𝑖𝑒𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑟𝑖𝑠𝑎𝑟𝑐𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑑𝑎𝑛𝑛𝑖, 𝑑𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑣𝑎𝑟𝑠𝑖 𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑎 𝑚𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑑𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑢𝑛𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑒 𝑑𝑎 𝑙𝑖𝑞𝑢𝑖𝑑𝑎𝑟𝑠𝑖 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑒𝑞𝑢𝑖𝑡𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒, 𝑡𝑒𝑛𝑢𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑐𝑖𝑟𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑧𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑎𝑠𝑜 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑟𝑒𝑡𝑜 (𝑞𝑢𝑎𝑙𝑖, 𝑎𝑑 𝑒𝑠𝑒𝑚𝑝𝑖𝑜, 𝑙𝑎 𝑑𝑢𝑟𝑎𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑚𝑎𝑛𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑛𝑒𝑙 𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑚𝑎 𝑠𝑐𝑜𝑙𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐𝑜), 𝑛𝑒𝑖 𝑙𝑖𝑚𝑖𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑣𝑎𝑙𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑎𝑟𝑡𝑎, 𝑠𝑎𝑙𝑣𝑎 𝑙'𝑎𝑙𝑙𝑒𝑔𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑒 𝑙𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑣𝑎 𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝑝𝑟𝑒𝑔𝑖𝑢𝑑𝑖𝑧𝑖𝑜 𝑚𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜𝑟𝑒”.#cartadocente#aggiornamento #formazionedocenti#contrattiatermine #supplenze #docentiprecari#ugualedirittodoveredellaformazione ... See MoreSee Less

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2 months ago

Il 28 febbraio 2024 avrò il piacere di essere ospite in una nuova puntata in streaming de #laVitaalCentrodellinformazione di Città dell'Infanzia insieme alla Presidente dell'associazione "La Voce dei Conigli", autrice di "La Storia di Amelie". Sarà l'occasione per una interessante chiacchierata su un tema particolarmente sentito, quello delle tutele di (nuovi) animali da compagnia🐰 ⚖ 👇 ... See MoreSee Less

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2 months ago

𝐋𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐚𝐥𝐞𝐧𝐭𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐚 𝐫𝐞𝐦𝐨𝐭𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐞’ 𝐮𝐧 𝐯𝐚𝐥𝐢𝐝𝐨 𝐦𝐨𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐝𝐢 𝐥𝐢𝐜𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨La Corte di Cassazione, con la recente 𝗼𝗿𝗱𝗶𝗻𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗻. 𝟮𝟳𝟲𝟭 𝗱𝗲𝗹 𝟯𝟬 𝗴𝗲𝗻𝗻𝗮𝗶𝗼 𝟮𝟬𝟮𝟰, si e’ espressa su una questione particolarmente interessante, che vedeva una lavoratrice – dipendente di una societa’ cooperativa con mansioni di supervisione e controllo dei cantieri nei quali detta società espletava servizi di pulizia – licenziata per asserita (sistematica) 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗻𝗼𝗿𝗺𝗲 𝘀𝘂𝗹𝗹’𝗼𝗿𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼.Ad adire la Suprema Corte era stata proprio la societa’ datrice di lavoro che si era vista rigettare, nei primi due gradi di giudizio, la propria domanda di accertamento della legittimita’ del licenziamento irrogato, ritenuto appunto 𝗽𝗿𝗶𝘃𝗼 𝗱𝗶 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗮 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗮.Ebbene, i giudici di legittimita’ hanno 𝗱𝗲𝗳𝗶𝗻𝗶𝘁𝗶𝘃𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗻𝗻𝘂𝗹𝗹𝗮𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝘀𝘂𝗱𝗱𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗹𝗶𝗰𝗲𝗻𝘇𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 concordando con quanto affermato dalla Corte d’appello secondo cui 𝙡𝙖 𝙙𝙞𝙥𝙚𝙣𝙙𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙥𝙤𝙩𝙚𝙨𝙨𝙚 𝙗𝙚𝙣 𝙡𝙖𝙫𝙤𝙧𝙖𝙧𝙚 𝙙𝙖 𝙧𝙚𝙢𝙤𝙩𝙤, 𝙨𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙘𝙤𝙣 𝙘𝙞𝙤’ 𝙛𝙖𝙧 𝙫𝙚𝙣𝙞𝙧𝙚 𝙢𝙚𝙣𝙤 𝙡𝙖 𝙙𝙞𝙡𝙞𝙜𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙙𝙤𝙫𝙪𝙩𝙖, essendo cio’ emerso sulla base delle prove assunte tra cui la deposizione testimoniale resa dalla supervisore dell'attività dei coordinatori la quale aveva riferito che la lavoratrice “𝘢 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘦 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘢𝘷𝘢 𝘥𝘢 𝘤𝘢𝘴𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦’, 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘪 𝘤𝘰𝘰𝘳𝘥𝘪𝘯𝘢𝘵𝘰𝘳𝘪, 𝘢𝘷𝘦𝘷𝘢 𝘭𝘢 𝘴𝘤𝘩𝘦𝘥𝘢 𝘴𝘪𝘮 𝘢𝘻𝘪𝘦𝘯𝘥𝘢𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘥𝘰𝘷𝘦 𝘦 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘳𝘪𝘵𝘦𝘯𝘶𝘵𝘰 𝘰𝘱𝘱𝘰𝘳𝘵𝘶𝘯𝘰”.Il giudice d'appello aveva, al riguardo, sottolineato come anche dall'elenco delle mansioni prodotto dalla societa’ si potesse evincere che alcune di esse 𝒑𝒓𝒆𝒔𝒄𝒊𝒏𝒅𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒐 𝒄𝒐𝒎𝒑𝒍𝒆𝒕𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒅𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒓𝒆𝒔𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒇𝒊𝒔𝒊𝒄𝒂, e non si poteva escludere che, nei giorni o nelle ore indicati dalla datrice di lavoro come "assenza dal servizio", fossero state svolte dalla lavoratrice proprio le attivita’ di propria competenza.In particolare, la dipendente, che svolgeva ruolo di coordinatrice, poteva anche tenere i contatti necessari per via telefonica in tutte le ore nelle quali la stessa risultava in luoghi diversi da quelli aziendali.L’istruttoria svolta aveva provato, infatti, 𝗹'𝗮𝘀𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝗻𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗼𝗿𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗶𝘃𝗼 in capo ai coordinatori come la lavoratrice in questione, rientrando nei compiti di gestione dei cantieri anche la tenuta in autonomia dei contatti con clienti e personali ed acquisti.Nel concludere, quindi, per 𝗹’𝗮𝘀𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗮 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗮 𝗱𝗶 𝗹𝗶𝗰𝗲𝗻𝘇𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼, la Corte di Cassazione, nell’ordinanza in commento, concorda altresi’ con l’affermazione dei giudici di merito secondo cui “𝘭'𝘢𝘥𝘥𝘦𝘣𝘪𝘵𝘰 𝘴𝘢𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘧𝘰𝘯𝘥𝘢𝘵𝘰 𝘭𝘢𝘥𝘥𝘰𝘷𝘦 𝘭𝘢 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘢𝘵𝘳𝘪𝘤𝘦 𝘢𝘷𝘦𝘴𝘴𝘦 𝘪𝘯𝘷𝘦𝘤𝘦 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘮𝘢𝘯𝘤𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘰 𝘢𝘱𝘱𝘰𝘳𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘴𝘶𝘭𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘰 𝘭𝘢𝘥𝘥𝘰𝘷𝘦 𝘧𝘰𝘴𝘴𝘦 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦 𝘥𝘪𝘮𝘰𝘴𝘵𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘭 𝘴𝘶𝘰 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰 𝘧𝘰𝘴𝘴𝘦 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘥𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰 𝘢𝘥 𝘢𝘵𝘵𝘪𝘷𝘪𝘵𝘢’ 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘳𝘴𝘦, 𝘯𝘰𝘯 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘢𝘵𝘪𝘣𝘪𝘭𝘪 𝘤𝘰𝘯 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘢𝘵𝘪𝘷𝘦, 𝘪𝘯 𝘮𝘪𝘴𝘶𝘳𝘢 𝘵𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘢 𝘦𝘴𝘤𝘭𝘶𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘵𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘰𝘳𝘢𝘳𝘪𝘢”. ... See MoreSee Less

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