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L’Avv. Antonio De Simone, titolare dello Studio, Civilista e Giuslavorista, sorretto da una solida formazione umanistica di base, vanta un’esperienza ampia e consolidata nelle più svariate controversie in materia di diritto assistenziale e previdenziale, nonché di diritto del lavoro….

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Studio Legale Antonio De Simone

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𝑰𝒍 𝑴𝒊𝒏𝒊𝒔𝒕𝒆𝒓𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝑺𝒂𝒍𝒖𝒕𝒆 𝒆’ 𝒓𝒆𝒔𝒑𝒐𝒏𝒔𝒂𝒃𝒊𝒍𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒊 𝒅𝒂𝒏𝒏𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒆𝒈𝒖𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒂𝒅 𝒊𝒏𝒇𝒆𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊 𝒅𝒂 𝒗𝒊𝒓𝒖𝒔 𝑯𝑩𝑽, 𝑯𝑰𝑽 𝒆 𝑯𝑪𝑽, 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒂𝒕𝒕𝒆 𝒂 𝒔𝒆𝒈𝒖𝒊𝒕𝒐 𝒅𝒊 𝒆𝒎𝒐𝒕𝒓𝒂𝒔𝒇𝒖𝒔𝒊𝒐𝒏𝒊 𝒅𝒊 𝒔𝒂𝒏𝒈𝒖𝒆 𝒊𝒏𝒇𝒆𝒕𝒕𝒐Il Ministero della salute, in base ad una pluralita’ di fonti normative, e’ tenuto ad esercitare 𝘂𝗻'𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮’ 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼𝗹𝗹𝗼 𝗲 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝗴𝗶𝗹𝗮𝗻𝘇𝗮 in ordine (anche) alla pratica terapeutica della trasfusione del sangue e dell'uso degli emoderivati ed 𝗲’, 𝗾𝘂𝗶𝗻𝗱𝗶, 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲, 𝗮𝗶 𝘀𝗲𝗻𝘀𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗿𝘁. 𝟮𝟬𝟰𝟯 𝗰.𝗰., 𝗽𝗲𝗿 𝗼𝗺𝗲𝘀𝘀𝗮 𝘃𝗶𝗴𝗶𝗹𝗮𝗻𝘇𝗮, 𝗱𝗲𝗶 𝗱𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗲𝗴𝘂𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗮𝗱 𝗲𝗽𝗮𝘁𝗶𝘁𝗲 𝗲 𝗮𝗱 𝗶𝗻𝗳𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗮 𝗛𝗜𝗩 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗲 𝗱𝗮 𝘀𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗲𝗺𝗼𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝘂𝘀𝗶.La Corte di Cassazione e’ ormai pacifica nel ritenere che 𝗹𝗮 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮’ 𝗱𝗲𝗹 𝗠𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 – di natura extracontrattuale – 𝘀𝘂𝘀𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝘂𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗲𝘀𝗲𝗴𝘂𝗶𝘁𝗲 𝗶𝗻 𝗲𝗽𝗼𝗰𝗮 𝗮𝗻𝘁𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘀𝗰𝗶𝗲𝗻𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗶 𝘁𝗮𝗹𝗶 𝘃𝗶𝗿𝘂𝘀 e all'apprestamento dei relativi test identificativi (risalenti, rispettivamente, agli anni 1978, 1985, 1988), atteso 𝗰𝗵𝗲 𝗴𝗶𝗮’ 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗳𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗻𝗻𝗶 '𝟲𝟬 𝗲𝗿𝗮 𝗻𝗼𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗺𝗶𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗲𝗽𝗮𝘁𝗶𝘁𝗲 𝘃𝗶𝗿𝗮𝗹𝗲 ed era possibile la rilevazione (indiretta) dei virus, che della stessa costituiscono evoluzione o mutazione, mediante gli indicatori della funzionalita’ epatica (𝗖𝗮𝘀𝘀. 𝗻. 𝟴𝟲𝟵𝟴/𝟮𝟬𝟮𝟰).Gia’ da tale epoca sussistevano, infatti, obblighi normativi (l. n. 592 del 1967; D.P.R. n. 1256 del 1971; L. n. 519 dei 1973; L. n. 833 del 1973) in ordine a controlli volti ad impedire la trasmissione di malattie mediante il sangue infetto, e, sin dalla meta' degli anni '60, erano esclusi dalla possibilita’ di donare il sangue coloro i cui valori delle transaminasi e delle GPT (indicatori della funzionalita’ epatica) fossero alterati rispetto ai limiti prescritti.Occorre ricordare, al riguardo, che, secondo il costante insegnamento della Suprema Corte, nel giudizio promosso nei confronti del Ministero della salute per il risarcimento dei danni da trasfusioni di sangue infetto, dalle somme liquidabili a titolo risarcitorio 𝗱𝗲𝘃'𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝘀𝗰𝗼𝗺𝗽𝘂𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗹'𝗶𝗻𝗱𝗲𝗻𝗻𝗶𝘇𝘇𝗼 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗶𝘀𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗹𝗹'𝗮𝗿𝘁. 𝟮, 𝗰𝗼𝗺𝗺𝗮 𝟯, 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗟. 𝗻. 𝟮𝟭𝟬 𝗱𝗲𝗹 𝟭𝟵𝟵𝟮, 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗼𝗿𝗮 𝘀𝗶𝗮 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗲𝗽𝗶𝘁𝗼 𝗼 𝘀𝗶𝗮 𝗱𝗮 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗲𝗽𝗶𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗳𝘂𝘁𝘂𝗿𝗼 𝗶𝗻 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝘂𝘁𝗼 𝗲, 𝗱𝘂𝗻𝗾𝘂𝗲, 𝗹𝗶𝗾𝘂𝗶𝗱𝗮𝘁𝗼 𝗲 𝗱𝗲𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲 (𝗖𝗮𝘀𝘀. 𝗻. 𝟯𝟮𝟱𝟱𝟬/𝟮𝟬𝟮𝟰).Trattasi, cioe’, di quella 𝗽𝗿𝗲𝘀𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗮𝘀𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲 𝗻. 𝟮𝟭𝟬 𝗱𝗲𝗹 𝟭𝟵𝟵𝟮 𝗶𝗻 𝗳𝗮𝘃𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝘀𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗮𝗻𝗻𝗲𝗴𝗴𝗶𝗮𝘁𝗶 𝗮 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗮 𝗱𝗶 𝘃𝗮𝗰𝗰𝗶𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗼𝗯𝗯𝗹𝗶𝗴𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶𝗲, 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝘂𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗲 𝘀𝗼𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗲𝗺𝗼𝗱𝗲𝗿𝗶𝘃𝗮𝘁𝗶, che presentino danni irreversibili inquadrabili in una delle infermita’ classificate in una delle otto categorie di cui alla tabella B annessa al testo unico approvato con d.P.R. 23 dicembre 1978 n. 915, come sostituita dalla tab. A allegata al d.P.R. 30 dicembre 1981 n. 834.𝘗𝘦𝘳 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘶𝘯𝘲𝘶𝘦 𝘳𝘪𝘤𝘩𝘪𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘤𝘩𝘪𝘢𝘳𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘦𝘥 𝘢𝘴𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘢𝘭 𝘳𝘪𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘰 𝘪𝘭 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘰 𝘚𝘵𝘶𝘥𝘪𝘰 𝘦̀ 𝘢 𝘝𝘰𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘰𝘴𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘢𝘵𝘵𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘪 𝘳𝘦𝘤𝘢𝘱𝘪𝘵𝘪 (𝘥𝘪 𝘵𝘦𝘭𝘦𝘧𝘰𝘯𝘰 𝘦 𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢 𝘦𝘭𝘦𝘵𝘵𝘳𝘰𝘯𝘪𝘤𝘢) 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘨𝘪𝘯𝘢 𝘍𝘢𝘤𝘦𝘣𝘰𝘰𝘬 𝘦 𝘴𝘶𝘭 𝘴𝘪𝘵𝘰 𝘸𝘦𝘣 𝙝𝙩𝙩𝙥𝙨://𝙬𝙬𝙬.𝙖𝙫𝙫𝙙𝙚𝙨𝙞𝙢𝙤𝙣𝙚.𝙞𝙩#trasfusioni #vaccinazioni #indennizzo #legge210 #Epatite #HCV#risarcimentodanni #ministerodellasalute ... See MoreSee Less
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𝑵𝑶 𝒂𝒍 𝒍𝒊𝒄𝒆𝒏𝒛𝒊𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒍 𝒍𝒂𝒗𝒐𝒓𝒂𝒕𝒐𝒓𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒆𝒊 𝒈𝒊𝒐𝒓𝒏𝒊 𝒅𝒊 “𝒑𝒆𝒓𝒎𝒆𝒔𝒔𝒐 104” 𝒗𝒂 𝒂𝒍 𝒎𝒂𝒓𝒆 (𝒔𝒆 𝒓𝒊𝒔𝒖𝒍𝒕𝒂 𝒑𝒓𝒐𝒗𝒂𝒕𝒂 𝒍’𝒂𝒔𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒂𝒍 𝒇𝒂𝒎𝒊𝒍𝒊𝒂𝒓𝒆 𝒅𝒊𝒔𝒂𝒃𝒊𝒍𝒆)Con una nuova pronuncia (𝗼𝗿𝗱𝗶𝗻𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗻. 𝟮𝟯𝟭𝟴𝟱 𝗱𝗲𝗹 𝟭𝟮 𝗮𝗴𝗼𝘀𝘁𝗼 𝟮𝟬𝟮𝟱) la Sezione Lavoro della Corte di Cassazione torna ancora una volta ad esprimersi in tema di 𝗽𝗲𝗿𝗺𝗲𝘀𝘀𝗶 𝗮𝗶 𝘀𝗲𝗻𝘀𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗟𝗲𝗴𝗴𝗲 𝟭𝟬𝟰/𝟭𝟵𝟵𝟮 (𝘥͟𝘪͟ ͟𝘤͟𝘶͟𝘪͟ ͟𝘳͟𝘪͟𝘤͟𝘩͟𝘪͟𝘢͟𝘮͟𝘪͟𝘢͟𝘮͟𝘰͟ ͟𝘲͟𝘶͟𝘪͟ ͟𝘴͟𝘰͟𝘵͟𝘵͟𝘰͟ ͟𝘶͟𝘯͟ ͟𝘯͟𝘰͟𝘴͟𝘵͟𝘳͟𝘰͟ ͟𝘢͟𝘳͟𝘵͟𝘪͟𝘤͟𝘰͟𝘭͟𝘰͟ ͟𝘥͟𝘦͟𝘭͟ ͟2͟1͟ ͟𝘮͟𝘢͟𝘨͟𝘨͟𝘪͟𝘰͟ ͟2͟0͟2͟5͟ ͟𝘢͟𝘭͟ ͟𝘳͟𝘦͟𝘭͟𝘢͟𝘵͟𝘪͟𝘷͟𝘰͟ ͟𝘭͟𝘪͟𝘯͟𝘬͟) occupandosi in questo caso del 𝐥𝐢𝐜𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐢𝐩𝐥𝐢𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐫𝐫𝐨𝐠𝐚𝐭𝐨 𝐧𝐞𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐫𝐨𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 che, nei giorni di permesso richiesti per l’assistenza alla propria madre disabile, era stato fotografato al mare con il proprio figlio tra le ore 8:00 e le ore 13:00, in due dei tre giorni di assenza al lavoro, come era emerso da un’attivita’ di pedinamento in relazione investigativa.Ebbene, 𝐥𝐚 𝐒𝐮𝐩𝐫𝐞𝐦𝐚 𝐂𝐨𝐫𝐭𝐞, confermando la sentenza di secondo grado che – diversamente da quella di primo grado – aveva dato ragione al lavoratore, 𝐝𝐢𝐜𝐡𝐢𝐚𝐫𝐚 𝐧𝐮𝐥𝐥𝐨 𝐢𝐥 𝐥𝐢𝐜𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 di quest’ultimo (confermando la condanna del datore di lavoro alla reintegra del lavoratore ed al versamento della relativa indennita’), avendo ritenuto che il datore di lavoro non avesse provato che il proprio dipendente non si era recato dalla madre per l’assistenza dopo le ore 19:00 e nelle ore notturne. Al contrario, 𝐫𝐢𝐬𝐮𝐥𝐭𝐚𝐯𝐚 𝐝𝐢𝐦𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚𝐭𝐚 𝐥’𝐞𝐟𝐟𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚’ 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐚𝐬𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐚𝐥 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚𝐫𝐞, in particolare durante le ore notturne nelle quali era appunto necessaria tale assistenza per le specifiche ragioni mediche dedotte.Nella pronuncia si evidenzia che 𝐞’ 𝐢𝐥 𝐝𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐚 𝐝𝐨𝐯𝐞𝐫 𝐝𝐢𝐦𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐥’𝐮𝐬𝐨 𝐢𝐦𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐨 𝐨 𝐟𝐫𝐚𝐮𝐝𝐨𝐥𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐦𝐞𝐬𝐬𝐢 cui ha diritto ed, ancora, che “𝒏𝒐𝒏 𝒆’ 𝒓𝒊𝒄𝒉𝒊𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒍’𝒂𝒔𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒅𝒆𝒃𝒃𝒂 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒑𝒓𝒆𝒔𝒕𝒂𝒕𝒂 𝒏𝒆𝒄𝒆𝒔𝒔𝒂𝒓𝒊𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒊𝒏 𝒄𝒐𝒓𝒓𝒊𝒔𝒑𝒐𝒏𝒅𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒅𝒆𝒍𝒍’𝒐𝒓𝒂𝒓𝒊𝒐 𝒅𝒊 𝒍𝒂𝒗𝒐𝒓𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒊𝒍 𝒍𝒂𝒗𝒐𝒓𝒂𝒕𝒐𝒓𝒆 𝒂𝒗𝒓𝒆𝒃𝒃𝒆 𝒅𝒐𝒗𝒖𝒕𝒐 𝒔𝒗𝒐𝒍𝒈𝒆𝒓𝒆, 𝑝𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑖 𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑑𝑖𝑟𝑖𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 ℎ𝑎 𝑠𝑖𝑓𝑓𝑎𝑡𝑡𝑎 𝑙𝑖𝑚𝑖𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜𝑟𝑎𝑙𝑒 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒”.𝐋𝐚 𝐝𝐞𝐜𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞’ 𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐳𝐚, rappresentando un'ulteriore evoluzione della linea interpretativa estensiva del concetto di “𝒂𝒔𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒏𝒛𝒂” 𝐚𝐥 𝐝𝐢𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞 ormai seguita dai giudici di legittimita’ (p̲e̲r̲ ̲a̲l̲t̲r̲e̲ ̲pr̲o̲n̲u̲n̲c̲e̲ ̲i̲n̲t̲e̲r̲e̲s̲s̲a̲n̲t̲i̲ ̲s̲i̲ ̲v̲e̲d̲a̲n̲o̲ ̲i̲ ̲po̲s̲t̲ ̲pr̲e̲s̲e̲n̲t̲i̲ ̲s̲u̲l̲l̲a̲ ̲n̲o̲s̲t̲r̲a̲ ̲pagi̲n̲a̲,̲ ̲t̲r̲a̲ ̲c̲u̲i̲ qu̲e̲l̲l̲i̲ ̲d̲e̲l̲ ̲2̲7̲ ̲s̲e̲t̲t̲e̲m̲b̲r̲e̲ ̲2̲0̲2̲4̲,̲ ̲d̲e̲l̲ ̲1̲9̲ ̲o̲t̲t̲o̲b̲r̲e̲ ̲2̲0̲2̲4̲,̲ ̲d̲e̲l̲ ̲2̲1̲ ̲g̲e̲n̲n̲a̲i̲o̲ ̲2̲0̲2̲5̲,̲ ̲d̲e̲l̲ ̲2̲1̲ ̲m̲a̲g̲g̲i̲o̲ ̲2̲0̲2̲5̲ ̲a̲l̲ ̲l̲i̲n̲k̲ ̲i̲n̲ ̲b̲a̲s̲s̲o̲).#legge104 #permessi #assistenzaaldisabile #disabilita#licenziamento #lavoratori #dirittiumani𝙉𝙤𝙣 𝙚’ 𝙡𝙞𝙘𝙚𝙣𝙯𝙞𝙖𝙗𝙞𝙡𝙚 𝙞𝙡 𝙡𝙖𝙫𝙤𝙧𝙖𝙩𝙤𝙧𝙚 𝙞𝙣 𝙥𝙚𝙧𝙢𝙚𝙨𝙨𝙤 “𝟭𝟬𝟰” 𝙘𝙝𝙚 𝙨𝙫𝙤𝙡𝙜𝙚 𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙖𝙡𝙩𝙧𝙚 𝙖𝙩𝙩𝙞𝙫𝙞𝙩𝙖’𝕀𝕝 𝕔𝕠𝕟𝕔𝕖𝕥𝕥𝕠 𝕕𝕚 “𝕒𝕤𝕤𝕚𝕤𝕥𝕖𝕟𝕫𝕒” 𝕒𝕝 𝕡𝕒𝕣𝕖𝕟𝕥𝕖 𝕕𝕚𝕤𝕒𝕓𝕚𝕝𝕖 𝕡𝕖𝕣 𝕝𝕒 ℂ𝕒𝕤𝕤𝕒𝕫𝕚𝕠𝕟𝕖E’ di questi giorni una pronuncia dei giudici della 𝐂𝐨𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐂𝐚𝐬𝐬𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐥𝐚 𝐧. 𝟐𝟔𝟒𝟏𝟕 𝐝𝐞𝐥 𝟏𝟎 𝐨𝐭𝐭𝐨𝐛𝐫𝐞 𝟐𝟎𝟐𝟒, espressasi ancora una volta (d͟o͟p͟o͟ l͟a͟ r͟e͟c͟e͟n͟t͟e͟ o͟r͟d͟i͟n͟a͟n͟z͟a͟ n͟. 2͟2͟6͟4͟3͟/͟2͟0͟2͟4͟ c͟o͟m͟m͟e͟n͟t͟a͟t͟a͟ n͟e͟l͟l͟a͟ n͟o͟s͟t͟r͟a͟ p͟a͟g͟i͟n͟a͟ i͟n͟ u͟n͟ p͟o͟s͟t͟ d͟e͟l͟ 2͟7 s͟e͟t͟t͟e͟m͟b͟r͟e͟ 2͟0͟2͟4) in tema di permessi retribuiti ai sensi della Legge 104/1992. La vicenda affrontata dalla Suprema Corte nella decisione in commento e’ quella del 𝐥𝐢𝐜𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 intimato ad una 𝐝𝐢𝐩𝐞𝐧𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐦𝐞𝐫𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐜𝐜𝐮𝐬𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐚𝐯𝐞𝐫 𝐮𝐬𝐮𝐟𝐫𝐮𝐢𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐦𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐚𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐬𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞 𝐧. 𝟏𝟎𝟒/𝟏𝟗𝟗𝟐 𝐩𝐞𝐫 𝐞𝐬𝐢𝐠𝐞𝐧𝐳𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢 e, precisamente, di essersi recata presso il padre invalido assistito soltanto in una parte delle giornate di permesso, dedicandosi per il resto ad attivita’ estranee all'assistenza del congiunto.𝐃𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐥𝐢𝐜𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐞𝐫𝐚 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐧𝐮𝐥𝐥𝐚𝐭𝐨 dalla sentenza di primo grado che aveva, quindi, 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐚𝐧𝐧𝐚𝐭𝐨 𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚’ 𝐝𝐚𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 𝐝𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐞𝐢𝐧𝐭𝐞𝐠𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝐩𝐨𝐬𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐞𝐝 𝐚𝐥 𝐫𝐢𝐬𝐚𝐫𝐜𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐝𝐚𝐧𝐧𝐨, cosi’ come avvenuto nel giudizio d’appello, essendo stato escluso un utilizzo indebito dei permessi in ragione del fatto che, sulla base delle prove raccolte, le attivita’ poste in essere dalla lavoratrice nelle giornate investigate erano comunque ricollegabili alle 𝐞𝐟𝐟𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐞𝐬𝐢𝐠𝐞𝐧𝐳𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐠𝐞𝐧𝐢𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞 (𝐬𝐩𝐞𝐬𝐚, 𝐩𝐨𝐬𝐭𝐞, 𝐟𝐚𝐫𝐦𝐚𝐜𝐢𝐚, 𝐦𝐞𝐝𝐢𝐜𝐨), a͟n͟c͟h͟e͟ s͟e͟ s͟v͟o͟l͟t͟e͟ a͟l͟ d͟i͟ f͟u͟o͟r͟i͟ d͟e͟l͟ d͟o͟m͟i͟c͟i͟l͟i͟o͟ d͟i͟ q͟u͟e͟s͟t͟’u͟l͟t͟i͟m͟o͟.𝐋𝐚 𝐂𝐚𝐬𝐬𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐧𝐞𝐥 𝐫𝐞𝐬𝐩𝐢𝐧𝐠𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐬𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚’, 𝐡𝐚 𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐫𝐚𝐠𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 e, confermando il proprio orientamento in materia di abuso del diritto in questione, ha ribadito che 𝐥'𝐚𝐬𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐢𝐧 𝐟𝐚𝐯𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐯𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐬𝐚 𝐢𝐧 𝐬𝐞𝐧𝐬𝐨 𝐚𝐦𝐩𝐢𝐨 e, quindi, non riduttivamente come mera assistenza personale al soggetto disabile presso la sua abitazione, ma d͟e͟v͟e n͟e͟c͟e͟s͟s͟a͟r͟i͟a͟m͟e͟n͟t͟e͟ c͟o͟m͟p͟r͟e͟n͟d͟e͟r͟e͟ l͟o͟ s͟v͟o͟l͟g͟i͟m͟e͟n͟t͟o͟ d͟i͟ t͟u͟t͟t͟e͟ l͟e͟ a͟t͟t͟i͟v͟i͟t͟a͟’ c͟h͟e͟ i͟l͟ s͟o͟g͟g͟e͟t͟t͟o͟ n͟o͟n͟ s͟i͟a͟ i͟n͟ c͟o͟n͟d͟i͟z͟i͟o͟n͟i͟ d͟i͟ c͟o͟m͟p͟i͟e͟r͟e͟ a͟u͟t͟o͟n͟o͟m͟a͟m͟e͟n͟t͟e͟, q͟u͟a͟l͟i͟ a͟d͟ e͟s͟e͟m͟p͟i͟o͟, a͟p͟p͟u͟n͟t͟o͟, 𝐥͟’͟𝐞͟𝐬͟𝐩͟𝐥͟𝐞͟𝐭͟𝐚͟𝐦͟𝐞͟𝐧͟𝐭͟𝐨͟ ͟𝐝͟𝐢͟ ͟𝐜͟𝐨͟𝐦͟𝐦͟𝐢͟𝐬͟𝐬͟𝐢͟𝐨͟𝐧͟𝐢͟ ͟𝐝͟𝐢͟ 𝐜͟𝐚͟𝐫͟𝐚͟𝐭͟𝐭͟𝐞͟𝐫͟𝐞͟ ͟𝐦͟𝐞͟𝐝͟𝐢͟𝐜͟𝐨͟,͟ ͟𝐨͟ ͟𝐩͟𝐫͟𝐞͟𝐬͟𝐬͟𝐨͟ ͟𝐠͟𝐥͟𝐢͟ ͟𝐮͟𝐟͟𝐟͟𝐢͟𝐜͟𝐢͟ ͟𝐩͟𝐨͟𝐬͟𝐭͟𝐚͟𝐥͟𝐢͟,͟ ͟𝐨͟𝐝͟ ͟𝐚͟𝐧͟𝐜͟𝐨͟𝐫͟𝐚͟ 𝐥͟’͟𝐚͟𝐜͟𝐪͟𝐮͟𝐢͟𝐬͟𝐭͟𝐨͟ ͟𝐝͟𝐢͟ ͟𝐠͟𝐞͟𝐧͟𝐞͟𝐫͟𝐢͟ ͟𝐚͟𝐥͟𝐢͟𝐦͟𝐞͟𝐧͟𝐭͟𝐚͟𝐫͟𝐢͟.Al contrario, si configura abuso quando il lavoratore utilizzi i permessi per fini completamente diversi dall'assistenza in favore del familiare, cioe’ in difformita’ dalle modalita’ richieste dalla natura e dalla finalita’ per cui il congedo e’ previsto, da accertarsi nel merito, mentre “𝑛𝑜𝑛 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑔𝑟𝑎 𝑎𝑏𝑢𝑠𝑜 𝑙𝑎 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑎𝑠𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑎𝑙 𝑓𝑎𝑚𝑖𝑙𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑖𝑠𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑖𝑛 𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑔𝑟𝑎𝑙𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑐𝑜𝑖𝑛𝑐𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝑖𝑙 𝑡𝑢𝑟𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑜, 𝑖𝑛 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑠𝑖 𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑚𝑒𝑠𝑠𝑖 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑎𝑙𝑖𝑒𝑟𝑖 𝑠𝑢 𝑏𝑎𝑠𝑒 𝑚𝑒𝑛𝑠𝑖𝑙𝑒, 𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑢 𝑏𝑎𝑠𝑒 𝑜𝑟𝑎𝑟𝑖𝑎”.Infine, i giudici della Suprema Corte sottolineano che la richiesta di permesso viene avanzata dal dipendente necessariamente in anticipo al fine di consentire al datore di lavoro di predisporre la consequenziale organizzazione e che essa e’ legittimamente riferita all'intera giornata, fermo restando che, in concreto e caso per caso, l'assistenza potra’ essere distribuita durante l'arco della giornata secondo le variabili esigenze del disabile e secondo la tipologia delle incombenze da adempiere nell'interesse di quest’ultimo e che, a͟l͟ m͟o͟m͟e͟n͟t͟o͟ d͟e͟l͟l͟a͟ r͟i͟c͟h͟i͟e͟s͟t͟a͟ s͟t͟e͟s͟s͟a͟, i͟l͟ d͟i͟p͟e͟n͟d͟e͟n͟t͟e͟ p͟u͟o͟’ a͟n͟c͟o͟r͟a͟ no͟n͟ c͟o͟n͟o͟s͟c͟e͟r͟e͟ e͟s͟a͟t͟t͟a͟m͟e͟n͟t͟e͟, c͟o͟s͟i͟’ c͟o͟m͟e͟ p͟u͟o͟’ n͟o͟n͟ s͟a͟p͟e͟r͟e͟ i͟l͟ t͟e͟m͟p͟o c͟h͟e͟ s͟a͟r͟a͟’ n͟e͟c͟e͟s͟s͟a͟r͟i͟o͟ p͟e͟r͟ i͟l l͟o͟r͟o͟ a͟s͟s͟o͟l͟v͟i͟m͟e͟n͟t͟o͟.#legge104 #permessi #assistenzaaldisabile#licenziamento #lavoratori #dirittiumani ... 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𝕀𝕟𝕗𝕠𝕣𝕥𝕦𝕟𝕚𝕠 𝕚𝕟 𝕚𝕥𝕚𝕟𝕖𝕣𝕖 𝕕𝕖𝕝 𝕝𝕒𝕧𝕠𝕣𝕒𝕥𝕠𝕣𝕖𝗟𝗮 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗻𝗼𝗿𝗺𝗲 𝗳𝗼𝗻𝗱𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗖𝗼𝗱𝗶𝗰𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗦𝘁𝗿𝗮𝗱𝗮 𝗽𝘂𝗼’ 𝗲𝘀𝗰𝗹𝘂𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝘁𝘂𝘁𝗲𝗹𝗮 𝗜𝗡𝗔𝗜𝗟La Corte di Cassazione, con 𝐨𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐧. 𝟐𝟐𝟗𝟐𝟑 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝟖 𝐚𝐠𝐨𝐬𝐭𝐨 𝟐𝟎𝟐𝟓, si e’ recentemente espressa in tema di 𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐭𝐮𝐧𝐢𝐨 𝐬𝐮𝐥 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐞, 𝐩𝐢𝐮’ 𝐩𝐫𝐞𝐜𝐢𝐬𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞, 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐭𝐮𝐧𝐢𝐨 𝒊𝒏 𝒊𝒕𝒊𝒏𝒆𝒓𝒆, o͟v͟v͟e͟r͟o͟ q͟u͟e͟l͟l͟a͟ t͟i͟p͟o͟l͟o͟g͟i͟a͟ d͟i͟ i͟n͟f͟o͟r͟t͟u͟n͟i͟o͟ c͟h͟e͟ s͟i͟ v͟e͟r͟i͟f͟i͟c͟h͟i͟ d͟u͟r͟a͟n͟t͟e͟ i͟l͟ n͟o͟r͟m͟a͟l͟e͟ p͟e͟r͟c͟o͟r͟s͟o͟ d͟i͟ a͟n͟d͟a͟t͟a͟ e͟ r͟i͟t͟o͟r͟n͟o͟ d͟a͟l͟ l͟u͟o͟g͟o͟ d͟i͟ a͟b͟i͟t͟a͟z͟i͟o͟n͟e͟ a͟ q͟u͟e͟l͟l͟o͟ d͟i l͟a͟v͟o͟r͟o͟, d͟u͟r͟a͟n͟t͟e͟ i͟l͟ n͟o͟r͟m͟a͟l͟e͟ p͟e͟r͟c͟o͟r͟s͟o͟ c͟h͟e͟ c͟o͟l͟l͟e͟g͟a͟ d͟u͟e͟ l͟u͟o͟g͟h͟i͟ d͟i͟ la͟v͟o͟r͟o͟ s͟e͟ i͟l͟ l͟a͟v͟o͟r͟a͟t͟o͟r͟e͟ h͟a͟ p͟i͟u' r͟a͟p͟p͟o͟r͟t͟i͟ d͟i͟ l͟a͟v͟o͟r͟o͟ e͟, q͟u͟a͟l͟o͟r͟a͟ n͟o͟n͟ s͟i͟a͟ p͟r͟e͟s͟e͟n͟t͟e͟ u͟n͟ s͟e͟r͟v͟i͟z͟i͟o͟ d͟i͟ m͟e͟n͟s͟a͟ a͟z͟i͟e͟n͟d͟a͟l͟e, d͟u͟r͟a͟n͟t͟e͟ i͟l͟ n͟o͟r͟m͟a͟l͟e͟ p͟e͟r͟c͟o͟r͟s͟o͟ d͟i͟ a͟n͟d͟a͟t͟a͟ e͟ r͟i͟t͟o͟r͟n͟o͟ d͟a͟l͟ l͟u͟o͟g͟o͟ d͟i l͟a͟v͟o͟r͟o͟ a͟ q͟u͟e͟l͟l͟o͟ d͟i͟͟ c͟o͟n͟s͟u͟m͟a͟z͟i͟o͟n͟e͟ a͟b͟i͟t͟u͟a͟l͟e͟ d͟e͟i͟ p͟a͟s͟t͟i͟. Nel caso affrontato dalla pronuncia in questione, un lavoratore chiedeva il riconoscimento dell’infortunio sul lavoro subito in occasione di un 𝐬𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐦𝐨𝐛𝐢𝐥𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐨 occorsogli alla guida del proprio veicolo e, conseguentemente, la condanna dell’Inail alla liquidazione in proprio favore dell’indennizzo corrispondente all’invalidita’ riportata.Ebbene, la Suprema Corte, confermando la sentenza della Corte d’Appello, 𝐡𝐚 𝐫𝐞𝐬𝐩𝐢𝐧𝐭𝐨 𝐥𝐚 𝐝𝐨𝐦𝐚𝐧𝐝𝐚 in quanto era stato accertato che il lavoratore avesse tenuto, nella conduzione del veicolo, 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨𝐭𝐭𝐚 𝐢𝐧 𝐯𝐢𝐨𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐧𝐨𝐫𝐦𝐞 𝐝𝐢 𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐨𝐝𝐢𝐜𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐝𝐚, 𝐜𝐨𝐧 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐫𝐢𝐟𝐞𝐫𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐞𝐥𝐨𝐜𝐢𝐭𝐚’ 𝐝𝐢 𝐠𝐮𝐢𝐝𝐚 𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐚𝐢 𝐥𝐢𝐦𝐢𝐭𝐢, peraltro accertata anche in sede penale ove questi aveva riportato la condanna in via definitiva per omicidio colposo del passeggero, essendo rimasto ucciso nell'incidente anche il trasportato nella stessa auto guidata dal lavoratore.Ricordiamo, infatti, che costituisce 𝐩𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐢𝐨 𝐩𝐚𝐜𝐢𝐟𝐢𝐜𝐨 𝐢𝐧 𝐠𝐢𝐮𝐫𝐢𝐬𝐩𝐫𝐮𝐝𝐞𝐧𝐳𝐚 quello per cui “𝒍𝒂 𝒗𝒊𝒐𝒍𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒊 𝒏𝒐𝒓𝒎𝒆 𝒇𝒐𝒏𝒅𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒂𝒍𝒊 𝒅𝒆𝒍 𝒄𝒐𝒅𝒊𝒄𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒔𝒕𝒓𝒂𝒅𝒂 𝒑𝒖𝒐’ 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒈𝒓𝒂𝒓𝒆, 𝒔𝒆𝒄𝒐𝒏𝒅𝒐 𝒍𝒂 𝒗𝒂𝒍𝒖𝒕𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒈𝒊𝒖𝒅𝒊𝒄𝒆 𝒅𝒊 𝒎𝒆𝒓𝒊𝒕𝒐, 𝒖𝒏 𝒂𝒈𝒈𝒓𝒂𝒗𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒍 𝒓𝒊𝒔𝒄𝒉𝒊𝒐 𝒕𝒖𝒕𝒆𝒍𝒂𝒕𝒐, 𝒕𝒂𝒍𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒆𝒔𝒐𝒓𝒃𝒊𝒕𝒂𝒏𝒕𝒆 𝒅𝒂𝒍𝒍𝒆 𝒇𝒊𝒏𝒂𝒍𝒊𝒕𝒂’ 𝒅𝒊 𝒕𝒖𝒕𝒆𝒍𝒂 𝒅𝒂 𝒆𝒔𝒄𝒍𝒖𝒅𝒆𝒓𝒆 𝒍𝒂 𝒔𝒕𝒆𝒔𝒔𝒂", ossia il 𝗰.𝗱. “𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶𝗼 𝗲𝗹𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗼”, 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮’ 𝗲𝘀𝗰𝗹𝘂𝘀𝗶𝘃𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 e “𝑠𝑢𝑠𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒 𝑜𝑣𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎 𝑝𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑢𝑛 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑒𝑔𝑛𝑜 𝑎𝑏𝑛𝑜𝑟𝑚𝑒, 𝑖𝑛𝑜𝑝𝑖𝑛𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑒𝑑 𝑒𝑠𝑜𝑟𝑏𝑖𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑟𝑖𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑢𝑛𝑎 𝑠𝑐𝑒𝑙𝑡𝑎 𝑎𝑟𝑏𝑖𝑡𝑟𝑎𝑟𝑖𝑎 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑎 𝑐𝑟𝑒𝑎𝑟𝑒 𝑒 𝑎𝑑 𝑎𝑓𝑓𝑟𝑜𝑛𝑡𝑎𝑟𝑒, 𝑣𝑜𝑙𝑢𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒, 𝑝𝑒𝑟 𝑟𝑎𝑔𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑜 𝑖𝑚𝑝𝑢𝑙𝑠𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎𝑙𝑖, 𝑢𝑛𝑎 𝑠𝑖𝑡𝑢𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑎 𝑑𝑎 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑖𝑛𝑒𝑟𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑙'𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖𝑡𝑎’ 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎, 𝑐𝑟𝑒𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑐𝑜𝑛𝑑𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑠𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑒𝑠𝑡𝑟𝑎𝑛𝑒𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑛𝑜𝑟𝑚𝑎𝑙𝑖 𝑚𝑜𝑑𝑎𝑙𝑖𝑡𝑎’ 𝑑𝑒𝑙 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑜 𝑑𝑎 𝑠𝑣𝑜𝑙𝑔𝑒𝑟𝑒 𝑒 𝑝𝑜𝑛𝑒𝑛𝑑𝑜𝑠𝑖, 𝑖𝑛 𝑡𝑎𝑙 𝑚𝑜𝑑𝑜, 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑐𝑎𝑢𝑠𝑎 𝑒𝑠𝑐𝑙𝑢𝑠𝑖𝑣𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙'𝑒𝑣𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑎𝑛𝑛𝑜𝑠𝑜”, 𝐜𝐨𝐬𝐢̀ 𝐝𝐚 𝐞𝐬𝐜𝐥𝐮𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐧𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐜𝐚𝐮𝐬𝐚𝐥𝐞 𝐭𝐫𝐚 𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚’ 𝐩𝐫𝐨𝐭𝐞𝐭𝐭𝐚 (𝐩𝐞𝐫𝐜𝐨𝐫𝐬𝐨 𝐜𝐚𝐬𝐚–𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨) 𝐞𝐝 𝐞𝐯𝐞𝐧𝐭𝐨.𝑃𝑒𝑟 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑢𝑛𝑞𝑢𝑒 𝑟𝑖𝑐ℎ𝑖𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑐ℎ𝑖𝑎𝑟𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑒𝑑 𝑎𝑠𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑎𝑙 𝑟𝑖𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑜 𝑖𝑙 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑜 𝑆𝑡𝑢𝑑𝑖𝑜 𝑒̀ 𝑎 𝑉𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑝𝑜𝑠𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑎𝑡𝑡𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑖 𝑟𝑒𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑖 (𝑑𝑖 𝑡𝑒𝑙𝑒𝑓𝑜𝑛𝑜 𝑒 𝑝𝑜𝑠𝑡𝑎 𝑒𝑙𝑒𝑡𝑡𝑟𝑜𝑛𝑖𝑐𝑎) 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑝𝑎𝑔𝑖𝑛𝑎 𝐹𝑎𝑐𝑒𝑏𝑜𝑜𝑘 𝑒 𝑠𝑢𝑙 𝑠𝑖𝑡𝑜 𝑤𝑒𝑏 𝒉𝒕𝒕𝒑𝒔://𝒘𝒘𝒘.𝒂𝒗𝒗𝒅𝒆𝒔𝒊𝒎𝒐𝒏𝒆.𝒊𝒕#infortunio #lavoro #infortunioinitinere #tutelaassicurativa #Inail #indennizzo#codicedellastrada #violazione #responsabilta' #lavoratore ... See MoreSee Less
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